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La rassegna «La Scena Sensibile», teatro e letteratura al femminile, a cura di Serena Grandicelli e Tiziana Bergamaschi propone alla Sala Columbus «..e sceglierai la vita», pièce teatrale di e con Miriam Meghnagi, violino Carlo Cossu, chitarra Luca Pagliani. La memoria del passato, qui celebrata, è da sempre una componente essenziale dell' esperienza ebraica. UNIVERSITÀ ROMA TRE (Corriere della Sera - 6 dicembre 2004)

 

TITOLO: “E sceglierai la vita”

AUTORE: Miriam Meghnagi

ADATTAMENTO: ispirato a “Se non ora quando?” di Primo Levi e ad altre testimonianze sull’olocausto

SCENEGGIATURA: di Miriam Meghnagi

INTERPRETI: Miriam Meghnagi

DURATA: un’ora e quaranta minuti

GENERE: monologo con accompagnamento musicale

TRAMA: il monologo rappresentato ha come tema l’olocausto degli ebrei. L’interprete Miriam Meghnagi intervalla parti discorsive a parti musicate. Le musiche sono ispirate a canti ebraici mentre le parti discorsive narrano dell’olocausto, soffermandosi su alcuni fatti avvenuti nei campi di concentramento e durante le deportazioni. La Meghnagi ha ricordato che nei lager gli ebrei non avevano un nome, erano solo dei numeri. “Noi esistiamo perché qualcuno ci chiama”. Ma sia gli ebrei sia tutti noi dobbiamo scegliere prima di tutto  la vita. Questo è il messaggio che trasmette il monologo, ed è questo ciò che insegna l’olocausto.

Dai testi recitati dall’attrice è emerso il dolore e la sofferenza degli ebrei e la crudeltà nazista. Il monologo fa riflettere anche sull’importanza del nome come simbolo della nostra identità e della nostra persona. Lo spettacolo dà valore istruttivo all’olocausto, ma insegna e racconta senza le immagini crude e forti dell’olocausto.

 

Orlandi Mariarita

 

RECENSIONI “E SCEGLIERAI LA VITA”

 

27 gennaio: giornata della Memoria, un giorno per non dimenticare la tragedia umana e culturale dei campi di concentramento nazisti, ma anche tutte le altre stragi che nel silenzio si consumano nel mondo, generate da sentimenti di intolleranza ed egoismo. Una giornata che non poteva trovare una celebrazione più toccante dello spettacolo offerto da Miriam Meghnagi: "Vuvacharetta bacai" "E sceglierai la vita", un canto, un grido, dedicato a tutti coloro che scegliendo la vita sono tornati, ma anche a "coloro che pur lottando fino all'ultimo per la vita non ce l'hanno fatta"; tratto dal trentesimo capitolo del Deuteronomio è il comandamento fondamentale, appunto: "Sceglierai la vita sempre, anche se dovessi mancare ai miei precetti". In un contesto musicale tipico della tradizione ebraica, ma integrato anche da canti popolari di altre culture europee e mediterranee, emergono come un eco le voci delle vittime e dei sopravvissuti, sei milioni di storie unite in un coro di denuncia ed allo stesso tempo di invito al ricordo di tutto ciò che è accaduto, per una speranza di pace futura. Lo spettacolo si svolge tra canto e parlato, movimento e suono. È un lungo monologo senza risparmio di parole, duro verso chi non crede al passato o finge di non sapere e verso chi, pur potendo, non ha fermato la strage. Il canto, fulcro dello spettacolo, è stato ricercato, creato, recuperato dall'autrice dal precipizio verso l'oblio a cui era stato condannato, dopo anni di viaggi e di studi, e vuole ispirarsi anche alle diverse esperienze culturali che hanno influenzato quella ebraica, vagabonda da secoli, in un turbinio di lingue che, nonostante la diversità, propagano lo stesso messaggio accessibile a tutti grazie alla poesia della musica; musica, questa, nata dalle mani esperte di Pepé Fiore e Renzo Vigagni e sprigionata da strumenti provenienti da tutto il mondo, che accompagnano l'autrice nel suo "Canto della Memoria" ricco di ricordi, citazioni, studi, metafore…

Suggestionato dai magici toni vocalici e musicali, ecco che lo spettatore non può non immergersi nella cultura ebraica, non respirarne le tradizioni ed i dolori, non sentirsi almeno solidale verso coloro che, oggi, sono le testimonianze di quel passato e che faticano a ritenersi degli esseri umani, verso le famiglie smembrate, verso quei bambini, oggi adulti, i cui sogni sono stati spezzati troppo presto. Una storia, tante storie raccontate da chi ha alle spalle studi e conoscenze plurietniche - pluriculturali, una tradizione ebraica, sentimenti di fratellanza e convivenza tra culture diverse e che vuole, con la musica interpretata come "ponte sugli abissi dell'odio" portare un messaggio di pace e speranza. Un grande successo, insomma, che dovrebbe far riflettere, che non può non lasciare un segno. "Sceglierai la vita sempre, anche se dovessi mancare ai miei precetti"

 

Cinzia Molent,  Classe 1^A scientifico

 

La parola “vita”, nel contesto macabro e atroce della guerra, è come una rosa in un campo di girasoli, i quali insieme seguono il sole, come se fosse il loro padrone, mentre la rosa è indipendente e fiera,e intraprende un cammino diverso rispetto agli altri. Nei Lager la massa impotente di uomini si lasciò trascinare dalla morte, che veniva cercata, invocata come unica salvezza che poneva fine allo strazio che lacera il cuore e il corpo. Erano assai esigui i casi di individui che sceglievano di vivere, che lottavano perché era forte in loro la consapevolezza di essere uomini che avevano il diritto di mantenere la propria identità e dignità.

Nell’originalissimo monologo “E sceglierai la vita” di Miriam Meghnagi, che abbiamo ammirato in occasione della Giornata della Memoria, l’autrice, attrice e cantante, si è avvalsa di testimonianze varie, e, seguendo il filo conduttore offerto dal suo repertorio musicale, ha trasmesso il suo messaggio (scegliere la vita) in modo decisivo e motivato. A mio parere l’integrazione delle canzoni, anche se in una lingua a noi sconosciuta, ha avuto un grande effetto, perché la musica compie il miracolo di unire i popoli, è uno dei simboli della vita, perciò il connubio tra racconto e canto ha reso il messaggio, lanciato con speranza e convinzione da Miriam, molto efficace. L’autrice ha sottolineato che la musica è storia: ogni melodia racchiude in sé il passato di un popolo, e quindi diventa un affidabilissimo riferimento proprio come gli scritti. Le canzoni che l’artista ha dolcemente e abilmente interpretato hanno destato in me profonda commozione: non mi sono servite le parole per comprendere ciò che ella intendeva farci capire, la musica sa essere il miglior mezzo di comunicazione: questo patrimonio preziosissimo rende possibile il contatto tra popoli ostili, è una corda che recupera il passato troppo tragico da ricordare e che quindi viene gettato nell’oblìo.

Miriam si è affidata anche a immagini simboliche. Nella scena iniziale un uomo con una lanterna vestito con abiti scuri, a passi frenetici si aggirava misteriosamente per il palco ingombrato da una serie di strumenti, dal più tradizionale al più inconsueto: un pianoforte, una fisarmonica e, su una piattaforma di piccole dimensioni, dei tamburi, dei piatti di varia grandezza, e altri strumenti, alcuni legati alla tradizione orientale e altri a quella africana.

Si percepivano nitidamente i suoi passi e il suono di ciò che aveva in mano: una borsa con all’interno… poco importa il contenuto, poiché la scena rappresentava il saccheggio di un intero patrimonio culturale (infatti l’identità dell’uomo poteva essere quella di un ladro): il popolo ebraico è sempre stato costretto a fuggire, a nascondersi, mai ha potuto vivere allo scoperto; da ciò deriva il fatto che ad essi è stato sottratto il passato, la cultura.

Per tutto lo spettacolo l’autrice, con le sue canzoni e i suoi discorsi incisivi, ha inteso recuperare ciò che rischia di perdersi nell’oblìo, e la sua voce melodiosa, veniva talvolta interrotta da urli di protesta, forse a simboleggiare che il popolo ebraico vuole giustizia, dignità e rispetto. Dopo questa premessa, cominciò lo spettacolo con un intervento particolare: il palco era buio, Miriam, entrando in scena, appoggiò una serie di fogli su un leggìo, ma si accorse che era impossibile leggere, allora invocò la luce gridando: doveva recuperare il passato, farlo emergere dal buio dell’oblìo.

“Noi esistiamo perché veniamo chiamati”. Questa è una delle frasi pronunciate da Miriam che più mi ha colpito: il nome ci definisce, ci distingue dagli altri, ci dà dignità; senza il nome saremmo tutti uguali, non potremmo chiamarci e così non esisteremmo più.

Questo è quanto accadde agli ebrei: nei lager divennero dei numeri, perché vennero privati degli indumenti, dei capelli, del cibo, del riposo, del nome, e quindi dell’essere uomini, e tutto questo venne pagato con numeri tatuati sulla pelle.

Miriam ci rammenta che i tedeschi non hanno mai pianto i sei milioni di morti come non li hanno mai difesi in vita, e quindi il popolo ebraico non deve mai lasciare che il tempo rimargini le ferite, ma mobilitarsi attraverso il recupero di ciò che era loro, ricordando, impedendo di dimenticare: questo è scegliere la vita. Ha anche sottolineato che dei sei milioni di scomparsi noi possediamo solamente sei storie, sei testimonianze, troppo poche. Questa osservazione è divenuta quasi un’ossessione ripetuta molte volte. Dallo spettacolo ho rilevato che ricordare è scegliere la vita.

 

Antea Emma Mancaniello, Classe 1^A Scientifico

 

“Non c’è luce, non riesco a leggere”!  Con questa frase gridata si apre la prima scena dello spettacolo “E sceglierai la vita”. Il palcoscenico in penombra, persone guardinghe che frugano alla luce di una torcia elettrica, l’apparizione improvvisa di una figura femminile in un lungo abito bianco che chiama, invoca, cerca.

Finalmente la donna si rivela: è Miriam Meghnagi ed è accompagnata da due musicisti, suoi collaboratori nell’allestimento dello spettacolo. L’impressione che la scena ha suscitato è quella di un popolo costretto nel buio della solitudine e della dimenticanza a recuperare la sua storia, le sue origini, strappate assieme alla propria identità.

Miriam ora è vestita di nero e grida: “non c’è luce, non ci vedo”! Trova il leggio e l’asta del microfono fuori posto. Grida: “cos’è questo, un sabotaggio”?!? Le sue parole ci mettono a disagio ma questa rappresentazione richiama simbolicamente l’idea della demolizione, quella di un intero popolo: gli ebrei.

Questa demolizione indirettamente Miriam l’ha già vissuta. Originaria da una famiglia ebrea sefardita dell’Africa Settentrionale, porta ancora il ricordo dei suoi avi, dell’eliminazione della grande comunità ebraica di Tripoli, già perseguitata con l’avvento dell’Islam, distrutta dopo l’invasione tedesca del Nordafrica.

Come lei molti figli dei sopravvissuti devono sostenere il peso di questo ricordo. Spesso non hanno neanche le foto o tantomeno il corpo dei loro parenti, ma li ricordano ugualmente piantando degli alberi a cui danno il nome dei loro cari e dialogando con i defunti come se fossero lì presenti.

Anche Miriam non vuole dimenticare, ma lei può fare anche di più con la sua laurea in filosofia e con la passione per la musica, ha fatto ricerche negli archivi per recuperare le canzoni della cultura ebraica nelle varie lingue dei diversi paesi dove si è disperso il popolo ebreo dopo la diaspora, ricomponendo così i pezzi di un mosaico e nello stesso tempo l’identità di una nazione.

Tutta la cultura musicale di Miriam si è rivelata importante per la realizzazione dello spettacolo teatrale “E sceglierai la vita”. In occasione della Giornata della Memoria lo spettacolo è stato messo in scena all’Auditorium Concordia di Pordenone.

I brani musicali si alternano alle parti recitate ed in un certo senso costituiscono il filo conduttore dello spettacolo, trasportando emotivamente lo spettatore in atmosfere remote ed esotiche. Le parole accompagnano e commentano la musica, ricostruiscono gli ambienti, gli interni delle case, l’atmosfera che si respira, tutto visto come da lontano, con nostalgia e a quel punto s’impone il suono classico del pianoforte: siamo in Europa, in un villaggio non lontano da una cittadina, giardinetti, steccati, vie, una piazza, belle case, una luce gialla, luminosa e nostalgica. Un mondo spazzato via dalla furia nazista.

E, quasi per contrasto, i passi più significativi di “Se questo è un uomo” di Primo Levi ci riportano alla realtà dei campi di sterminio.

Ora quasi per sortilegio del canto l’aria profuma d’incenso d’Arabia perché l’harmonium si trasforma in una sitar e i bonghi sottolineano le movenze di una danzatrice, quasi per richiamare l’origine orientale della stirpe ebraica.

La musica diventa sempre più riflessiva con i salmi ed i canti liturgici: ci sembra di essere in un monastero buddista in Nepal dove le melodie con intervalli di quinta e di quarta elevano alla meditazione. Qui i piatti, il gong, i campanelli cantano quasi in sintonia con Miriam che intona una melodia cantilenante e carica di armonici.

Oppure il racconto propone le storie di Mendel e Leonid, tratto dal romanzo “Se non ora, quando?” due partigiani ebrei che si aggregano ad una banda ebrea, non bene accetta dalle altre forze partigiane.

Allora si ritorna in Europa nella grigia Russia e le canzoni minori melodiche reggono la scena e l’harmonium è come una fisarmonica a cui vengono affidate parole d’amore nostalgiche. Ma dopo il lungo viaggio si ritorna in Italia nel caldo Sud, con il canto d’amore di Santuzza.

Questo spettacolo ha suscitato molte sensazioni, quelle emozioni che spesso non possono essere espresse dalle parole.

Il messaggio che si vuole trasmettere è chiaro: mille canti, mille culture, un popolo, una storia.

Già chi canta, canta solo per la vita e ripropone l’antico comandamento “E sceglierai la vita”.

 

Andrea Antonel,  Classe 1Asc

 

CLASSI 3AP – 3BP

 

Lo spettacolo “E sceglierai la vita”, di Miriam Meghnagi, è ispirato al romanzo di Primo Levi “Se non ora, quando?” e  a racconti che trattano della Shoà; altre parti  sono frutto della esperienza personale dell’attrice.

“E sceglierai la vita” è un monologo con accompagnamento musicale della durata di circa 1 ora e 40 minuti.

L’autrice e attrice è di origine sefardita cioè ebrea spagnola. È giunta a Roma nel 1967. Si è laureata in filosofia e si è specializzata in Psicologia Dinamica ed Etnomusicologia tant’è che è interprete di musiche di tradizione ebraica. Sono stati numerosi i suoi spettacoli: al teatro “la Fenice” di Venezia, al “teatro dell’opera” alla Villa Medici a Roma ma anche in gran parte dell’Europa e dell’America..

Nella rappresentazione Miriam ha voluto ricordare, nella giornata dedicata “Alla memoria”, i milioni di persone che sono morte durante la seconda guerra mondiale. Il tema portante di questo monologo è il ricordo della Shoà, non attraverso gli abusati modelli della storia ma con immagini e suoni che ci colpiscono nell’animo.

Lo spettacolo si rifà al capitolo 30 del  Deuteronomio (Bibbia): “ Hai davanti la vita e la morte: scegli”. Ed è la vita ad essere scelta, sempre, e prima di tutto. L’interprete ha voluto ricordare, la tragedia dei deportati: privati della loro libertà, della personalità, della propria casa, del lavoro e del nome.

L’attrice ha sottolineato in maniera considerevole questi aspetti che molto spesso vengono dimenticati o trascurati nel ricordare l’olocausto.

La stessa Miriam dice: ”E sceglierai la vita è dedicata a loro, ai Nomi che dovevano essere cancellati dal mondo, e che erano, ognuno un mondo”.  

 

Martin Chiara

  

Il titolo dello spettacolo è” E sceglierai la vita, voci dal silenzio”, l’interprete e l’autrice  è Miriam Meghnagi, che ha tenuto un monologo con accompagnamento musicale di oltre 90 minuti sul tema dell’Olocausto e più in generale sulle vittime della Seconda Guerra Mondiale. L’artista con canti e preghiere di pace ha commemorato il Giorno della Memoria, ispirandosi al romanzo di Primo Levi:” Se non ora,quando?”.

Ha trattato i temi della Shoà entrando in scena vestita con  abito bianco e poi nero per ricordare la freddezza con cui le genti ebree sono state uccise e ha accompagnato la sua esibizione con canti e preghiere in ebraico,aramaico,tedesco,yiddish e altre lingue. Sono stati usati strumenti non appartenenti alla cultura europea, ma  a quella mediorientale.

Lo spettacolo è stato particolarmente suggestivo per il modo con cui l’artista ha trattato l’argomento. Il monologo non è sempre stato di facile e immediata comprensione e molte volte è risultato noioso, i canti e le preghiere in lingue straniere non mi hanno facilitato, ma in compenso la musica è stata coinvolgente.                     

 

Pizzolato Silvia

  

“E sceglierai la vita..” è un monologo musicale ideato e interpretato da Miriam Meghnagi accompagnata dal supporto tecnico di Pepè Fiore (alle percussioni e alla tabla) e di Renzo Vivagni (all’armonium e alla tastiera).

Lo spettacolo è liberamente ispirato al romanzo “Se non ora quando” di Primo Levi, a testi riguardanti la Shoah e informazioni tratte da esperienze personali e familiari dell’attrice.

In questa rappresentazione teatrale l’attrice, ma anche autrice dello spettacolo, sottolinea l’importanza della memoria del passato, l’importanza di ricordare, di ricordare insieme per non dimenticare mai le sciagure avvenute, in particolare l’olocausto: bisogna ricordare per far continuare a vivere nel ricordo coloro che hanno sofferto e sono morti.

Questo spettacolo è uno splendido intreccio di suoni e melodie ebraiche, è un canto per tutta la gente massacrata, per il dolore che ha attraversato il mondo.

 Miriam Meghnagi ha utilizzato versi di salmi e di antiche preghiere ebraiche per lanciare profondi messaggi agli spettatori, narrando con il suo tono pacato orrendi avvenimenti, fatti del passato che, come lei sottolinea più volte non si possono e non si devono dimenticare.                        

 

Elena Scotti

  

“…E sceglierai la vita…” di Miriam Meghnagi è una commemorazione dell’Olocausto. Il titolo è tratto dal Dt. 30-19, un comandamento che attraversa tutti i precetti del vivere ebraico: la vita deve essere scelta sempre e prima di tutto. E’ ciò che hanno scelto i milioni di ebrei. Hanno scelto la vita, paradossalmente, anche coloro che non sono tornati dai lager, ma che ci hanno lasciato la loro testimonianza scritta, il loro travaglio interiore, la loro sofferenza (come Etty HIllesum, Anna Frank, Edith Stein). Hanno scelto la vita anche quelli che sono tornati, anche se sono tornati senza voce: solo con il tempo hanno potuto raccontare. Ecco perché oggi, noi adolescenti del 2000 possiamo  emozionarci con Miriam M. e con il vissuto di quegli uomini, perché il mondo di ognuno di loro è parte del nostro  mondo, essendo Miriam di origine Sefardita.

Con il suo canto, talvolta  punteggiato dai suoni indiavolati o dai rintocchi di un antico cymbalon e di vari strumenti a percussione, ma soprattutto con la sua voce vibrante che trasmette una toccante spiritualità, Miriam integra i canti e i suoni dell’antichità, oltre che con i versi dei Salmi e del Kaddisch (antica preghiera ebraica), anche con versi e musiche sue che si riallacciano a tradizioni tramandate oralmente da una generazione all’altra, come è consuetudine degli ebrei fin dai tempi dell’ Antico Testamento.

 

Elisa Pascotto

 

"E sceglierai la vita" di e con Miriam Meghnagi è  uno spettacolo liberamente ispirato al romanzo "Se non ora , quando?" di Primo Levi e ad altri romanzi concernenti il tema del genocidio del popolo ebraico durante la seconda Guerra Mondiale. Presenta anche alcune esperienze di vita ebraica raccolte nella vita dell'autrice-protagonista.

Durante il monologo, la voce di Miriam è accompagnata da un sottofondo musicale diffuso da un pianoforte e da vari strumenti etnici che insieme creano un'atmosfera straordinaria grazie ai motivi ebraici che l'autrice ha saputo scoprire e rielaborare.

Il titolo riporta al precetto che ogni ebreo deve seguire, cioè quello di scegliere la vita anche quando le ingiustizie oscurano ogni speranza.

Lo spettacolo è un alternarsi di musiche antiche e moderne e di brani recitati e improvvisati sull'Olocausto che trasmettono il dolore della tragedia del popolo ebreo:un'occasione irripetibile per rievocare le storie di una strage da non dimenticare. 

 

Palmisano Valentina

 

“E sceglierai la vita – voci dal silenzio” è un monologo scritto e interpretato da Miriam Meghnagi, in collaborazione con Egisto Macchi e Luca Lombardi che hanno curato la parte musicale.

L’ autrice ha ideato questa particolare forma di spettacolo teatrale per commemorare le vittime dell’ Olocausto. Il monologo risulta  l’assemblaggio di diversi brani tratti da romanzi (“Se non ora, quando?”, “Se questo è un uomo” e molti altri) ispirato al genocidio degli ebrei, ma è anche frutto di una lunga ricerca tra vecchie testimonianze, salmi e tradizioni, della cultura ebraica  di tutta Europa e del Medio Oriente.

Il monologo racconta momenti diversi della vita degli ebrei: dalle continue persecuzioni, ai sentimenti, alla vita familiare, all’amore. Il testo teatrale è sicuramente molto profondo, abbastanza complesso e per questo sicuramente adatto ad un pubblico preparato. Al monologo è alternata un parte musicale strumentale e cantata. La musica è prodotta da diversi strumenti etnici particolarmente delle percussioni, che rendono più suggestivo lo spettacolo. I canti sono interpretati da Miriam. Si tratta di brani musicali antichi in diverse lingue tra cui ebraico, jiddish, arabo, tedesco… . Sicuramente la parte musicale ha reso lo spettacolo più apprezzabile ed è stata utile anche per valorizzare alcune parti del monologo. 

 

Fiorenza Silani

 

Lo spettacolo “E sceglierai la vita-voci dal silenzio” è stato prodotto da Miriam Meghnagi.La rappresentazione teatrale è ispirata a testi riguardanti la shoa, tra cui “Se non ora quando?” di Primo Levi. Lo spettacolo è interpretato dalla stessa autrice accompagnata da musicisti,uno al piano e l’altro alle percussioni; la durata è di circa un’ora e quaranta minuti.

Si tratta  di un monologo con accompagnamento musicale. Il tema  è il genocidio degli Ebrei. Miriam alterna parti recitate, in cui fa riferimento anche a romanzi  come quello di Primo Levi, a canti in lingua ebraica e in jiddish.Lo spettacolo è stato molto interessante perchè l’attrice è stata molto brava a creare l’atmosfera del ricordo, della memoria. Le parole e i canti di Miriam erano molto belli e facevano capire la sofferenza degli Ebrei in quel brutto periodo della loro storia. 

 

Federica Iacono

  

“Vuvacharetta bachai”, “E sceglierai la vita” .Verso molto espressivo, tratto dal Deuteronomio, che vuole essere un comandamento fondamentale nella vita della cantante e l’ideale centrale dello spettacolo. Deve essere osservato sempre e prima di tutto, poiché la vita è la cosa più vera che ognuno di noi possiede. E Miriam con abilità riesce a trasmetterci questo ideale fino in fondo, con la sua voce calda e sicura e le emozioni delle sue arabeggianti melodie.

L’autrice si ispira a chi, fino allo strenuo delle forze, ha scelto la vita, a tutti i costi. Dedica il suo spettacolo a tutti coloro i quali sono tornati dai lager, tornati portandosi addosso un fardello fatto di silenzi e sofferenza. Un silenzio che per lungo tempo non poterono raccontare. Un silenzio che però, sono riusciti e riusciranno per sempre a vincere grazie ai loro figli e ai figli dei loro figli.

I testi recitati sono ispirati, oltre che da numerosi scritti e citazioni di internati, dal romanzo  “Se non ora quando” di Primo Levi.

Il monologo di Miriam Meghnagi, artista che proviene da un’antica famiglia di origine sefardita e il cui viaggio musicale attraversa il mondo ebraico e il mondo mediterraneo, vuole raccontarci culture ormai estinte e tradizioni cancellate dalla barbarie dell’uomo. Ci aiuta a farci rendere conto di quanto ogni cultura abbia il sacrosanto diritto di esistere e di perpetuarsi attraverso il tempo e le generazioni. Il suo vasto repertorio infatti, ne è un chiaro riflesso: Miriam canta e racconta in varie lingue antiche e moderne: arabo, ebraico, aramaico, ladino, yiddish, italiano (con i suoi dialetti), inglese, francese, spagnolo, portoghese, persiano, yemenita. La sua voce sembra attraversare i cuori di chi la ascolta trasmettendo amore e libertà, per gridare  al mondo “Non dimenticate”. 

 

Gualeni Rossana

 

Miriam Meghnagi è la scrittrice e l’interprete dello spettacolo “E sceglierai la vita”, che racconta in modo originale l’olocausto degli ebrei.

Lo fa attraverso gli scritti di chi è sopravvissuto ma inserendo anche esperienze personali e storie popolari raccolte durante la sua vita.

Il suo è un monologo interrotto solo dalla musica: canzoni che evocano melodie ebree antiche – frutto di una grande ricerca da parte dell’autrice- e che cercano di trasmettere in chi ascolta l’angoscia e il coraggio di coloro che –anche di fronte alla morte certa - hanno scelto la vita.

E perché queste melodie siano ancora più autentiche e penetranti la voce di Miriam è accompagnata da un pianoforte e da strumenti etnici diversi: africani, asiatici, europei… ad evidenziare che la cultura ebrea raccoglie anche tutte le culture dei Paesi dove gli ebrei si sono stanziati dopo la diaspora.   

 

Castellan Claudia

  

"…E sceglierai la vita…" è un monologo di circa un'ora e mezza - con accompagnamento musicale - scritto e interpretato da Miriam Meghnagi in memoria dell'Olocausto.

Miriam Meghnagi proviene da una antica famiglia di origine sefardita della Libia. Si è laureata a Roma in Filosofia, specializzandosi in Psicologia Dinamica ed Etnomusicologia. Attualmente si dedica all'interpretazione di musiche del mondo ebraico in varie lingue antiche e moderne.

Le sue tournèe l'hanno portata in molti paesi d'Europa, anche in Israele, America Latina, Stati Uniti e Canada. La maggior parte dei suoi canti hanno come tema di fondo la pace fra i popoli e la convivenza fra diverse religioni, in particolar modo quella ebraica.

Il titolo dello spettacolo "E sceglierai la vita" non è stato scelto a caso, perché tratta di un comandamento fondamentale tratto dal Denteronomio 3-19 che attraversa tutti i precetti del vivere ebraico.

L’attrice ha cercato proprio di trasmettere un inno e una celebrazione della vita durante lo spettacolo del 27 gennaio 2004, aiutando a scegliere la vita anche quando la morte sembra la via più facile.

- Gli ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento – ha sostenuto Miriam – hanno scelto la vita in tutta la sua concreta complessità e chiamano l’umanità ad assumersi il proprio carico di responsabilità, a condividere il grido e il lutto interminabile…-

Il monologo è costituito dall’alternanza di canti e brani recitati, accompagnati dai suoni di un piano e di strumenti a percussioni.

I canti sono in più lingue: Ebraico, Tedesco, Spagnolo, Francese, Aramaico, Yiddish, Italiano e persino dialetto siciliano per evidenziare come la cultura ebraica ha integrato le culture dei Paesi dove gli ebrei si sono stanziati dopo la diaspora. 

 

Dalla Bona Elisa

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